La vita di Guido Monzino

3Atur 2024/2025

Guido Monzino nasce a Milano nel 1928. Suo padre è Franco Monzino, noto per aver fondato i supermercati Standa. Ma Guido, fin da ragazzo, ha altri sogni: non pensa al commercio, pensa al mondo, a cosa ci sia oltre. Ama l’avventura, ama l’ignoto, e non ci mette molto a capire che quella sarà proprio la sua strada. Nel corso degli anni, Guido partecipa a spedizioni ovunque: raggiunge i ghiacci dell’Artico, attraversa l’Africa, e arriva nell’America Latina. E nel 1973 raggiunge anche una delle vette più ambite di tutte: l’Everest. Non lo fa per la gloria, ma per la sfida personale, per la sete di scoperta che non l’ha mai abbandonato. Ma c’è un lato meno noto di lui. Guido è anche un grande appassionato di arte, di storia, di geografia. È uno di quegli esploratori con la mente aperta, curiosa, che sa osservare e riflettere. Insomma, non solo gambe e coraggio, ma anche cuore e cultura.
Villa del Balbianello: una scoperta speciale
Negli anni Settanta, forse sentendo che aveva bisogno di un punto fermo dopo tanto viaggiare, Guido inizia a cercare un luogo tutto suo. Non una semplice casa, ma un posto che potesse rappresentare la sua visione del mondo. Lo trova nel 1974: è la Villa del Balbianello, adagiata sulla punta della penisola di Lavedo, sul Lago di Como. La villa è splendida, ma trascurata. Non importa: Guido ne rimane affascinato. In quella struttura elegante e un po’ dimenticata vede subito qualcosa di più. È come se arte, paesaggio e spirito d’avventura si fondessero in un’unica immagine. Quella villa è la sintesi perfetta di tutto ciò che lui ha sempre cercato. Una volta diventato proprietario, non perde tempo. Inizia i lavori di restauro con grande rispetto per la storia dell’edificio. Gli interni vengono sistemati senza stravolgerli, i giardini tornano a vivere grazie a una cura attenta e appassionata. Ma la vera trasformazione è dentro: Guido riempie la villa con i ricordi delle sue spedizioni. Ogni oggetto, ogni foto, ogni mappa ha una storia da raccontare. Camminare oggi nelle stanze del Balbianello è come sfogliare il diario di una vita. Non c’è nulla di freddo o museale: tutto è autentico, personale, vissuto. È come entrare nella testa (e nel cuore) di un uomo che ha visto il mondo e ha deciso di raccontarlo così. Col passare degli anni, Guido Monzino cominciò a pensarci davvero. Aveva passato una vita intera viaggiando, esplorando, raccogliendo oggetti, storie, emozioni… e tutto questo aveva finito per concentrarsi lì, dentro la Villa del Balbianello. Ma cosa ne sarebbe stato quando lui non ci fosse stato più? Non voleva vederla finire svuotata, magari venduta, trasformata in qualcosa di freddo. Così, nel 1988, poco prima di andarsene, prese una decisione che dice tutto su di lui: lasciò la villa al FAI, il Fondo per l’Ambiente Italiano. Ma non solo la villa. Dentro c’erano le sue mappe, i mobili, le collezioni, perfino oggetti che si era portato a casa da spedizioni in capo al mondo. Tutto. E quella scelta ha fatto la differenza. Il FAI ha saputo prendersene cura. Oggi la villa è aperta a chiunque. Puoi entrarci, camminare tra i giardini, affacciarti sul lago, sederti su una panchina. E in tutto questo… la presenza di Monzino si sente ancora. Non è diventata un museo freddo. È rimasta sua, anche se ora appartiene a tutti.



L’eredità di un uomo che non voleva sparire
Monzino è stato l’ultimo a vivere davvero in quella villa. Se non fosse intervenuto, oggi probabilmente ci sarebbe un cartello con scritto “Proprietà privata” e un cancello chiuso. O, peggio ancora, sarebbe diventato un hotel di lusso per pochi. E invece no. È ancora lì. Aperta. Viva. E racconta. Racconta di lui, delle sue imprese, della sua curiosità. Ogni stanza ha un dettaglio che lo rappresenta. Non serve nemmeno leggere le targhe: lo senti. La verità è che Monzino non voleva farsi ricordare con una statua. Voleva che le sue esperienze parlassero da sole. E oggi è esattamente così: chi entra al Balbianello, in qualche modo, lo incontra.
Author
Harmanpreet.kaur22@isgparinilecco.edu.it
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